Scrivere ancora di Guido e Monica è come continuare a confabulare attorno allo zen, senza averlo mai praticato. Giungere ad un finale degno di tal nome sarebbe un’impossibile perdita di tempo e di spazio.
Piero Angela, ed il suo clone Alberto Angela, direbbero, per essere creduti dai loro estimatori che spesso sono integralisti ateo-agnostici: “Zen significa essere soli davanti al mistero." Io, che credo gnosticamente in Io, direi: “Zeus significa essere soli davanti al mistero!” Se ne deduce, forse, una legge, o quantomeno un principio, come quello d’indeterminazione di Karl Heisenberg. che stabilisce i limiti nella conoscenza dei valori che grandezze fisiche coniugate assumono contemporaneamente in un sistema “Nell’ambito della realtà le cui connessioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi ad una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere (all’interno delle frequenze determinate per mezzo delle connessioni) è piuttosto rimesso al gioco del caso.” Über quantenmechanische Kinematik und Mechanik, Mathematische Annalen, 1926. Dunque, le storie che proietto componendo, vi scaraventano in voi stessi, stimolando l’elemento della solitudine e del mistero, gli stessi di quando entrate nella cabina elettorale o fate la coda in posta: nient’altro? Non lo so, ed è giusto. D'altro canto, capire non è un processo automatico ma uno sforzo che si compie da soli e non sempre attraverso la ragione. Dice Suzuki, contraddicendosi, che lo zen è l'arte di vedere nella propria natura restando immobili, mentre Kawasaki sostiene che la vera natura resta ferma, ma è sempre in moto, e Honda in apparenza se ne frega, essendo leader di mercato, con i prodotti più desiderati ed ammirati al Tokyo Motor Show. Il problema, evidentemente, è distogliere lo sguardo da ciò che non è la propria natura, come la strada, le strisce pedonali, i passanti, le fanalerie, le ruote e il manubrio, senza andare fuori strada e fracassarsi la testa perché non avete messo il casco integrale! E questo vale anche se siete su una Ducati! Guidando la moto, coesistono l'elemento della solitudine e quello del mistero, pur pagando pegno alla psicologia esistenzialista, alle teorie su autenticità e vocazione, sta di fatto che solo io posso guidare la mia moto nuova: non la presterei a nessuno, per niente al mondo, mi costa un casino e le rate non sono ancora finite: questo… divenire debitore, per un capriccio estetico e funzionale è veramente un mistero della mia natura! È grottesco pensare che qualcuno possa risolverlo al mio posto. È insensato credere che io possa trovare la soluzione nelle parole di altri, fossero anche Guido e Monica. Qualunque cosa dicessero non sarebbero che ragionamenti. La soluzione non sta nel dire o nell'ascoltare: bisogna entrare nel mistero, e stupirsi se l’ignota mano di un benefattore mi paga tutte le rate del leasing. Affermano che lo zen ci permetta d’attingere alla fonte della vita, cosa che facciamo in ogni istante, altrimenti saremmo già morti. Una turba di pseudo mistici non cessa di ricordare che gli antichi testi antichi buddisti ci mettono in guardia contro il demone della dialettica, ma lo fa giovandosi di una raffinata dialettica d’analisi, direi fenomenologica, la stessa che i lettori più accorti rivelano nel rapporto psicopatico fra Guido e Monica, punto. Bugia Nen, un aspirante discepolo piemontese chiese di poter vedere il gran maestro Eta Beta, già successore del venerabile Ics Ipsilon. “Per essere accettato quale novizio, devi trovare una risposta ad una difficile domanda”, gli disse il sant’uomo. “Se ci riuscirai, ti accetterò, ma non prima di un anno”. Dopo che gli fu posta la domanda, Bugia Nen si accanì finché non ebbe trovato la soluzione al dilemma. Vorreste conoscere il quesito? Non ve lo dico. Passarono davvero poche settimane e il cercatore di verità tornò al monastero. “La tua soluzione è corretta”, disse il maestro “ora puoi andare ed attendere che trascorrano trecentosessantacinque giorni, allora potrai ripresentarti qui, per ricevere l’Insegnamento”. L’aspirante discepolo era felice, ringraziò e chiese: “Che cosa sarebbe accaduto se non avessi fornito la risposta esatta?”. “Oh, in questo caso saresti stato ammesso immediatamente!” E gli diede una botta portentosa sulla nuca con una campana devozionale di bronzo, facendogli assai male! Si tratterebbe allora di cogliere noi stessi mentre emaniamo, ovvero di realizzarci come emananti? Non lo so, ed è profondamente sbagliato chiederselo, anche se sarebbe intimamente giusto risponderselo. Per una serie di vicissitudini storiche, che hanno alimentato la cultura occidentale, viviamo in un universo razionale e fatichiamo come fachiri su un giaciglio di chiodi aguzzi: siamo immersi nella ragione, anziché fare vivere la ragione nella nostra esistenza. Voi, ad esempio, potreste anche non esistere, e questo non cambierebbe assolutamente niente nella vostre vita. O no? Il maestro Eta Beta non ha confermato il valore del questuante, non lo ha riconosciuto; gli ha strappato una maschera, lo ha sputtanato. Percosso e calpestato nell'orgoglio, Bugia Nen, si sente confuso, rivela una scissione tra il comportamento irriflesso e quello cosciente; vive il conflitto tra orgoglio e delusione, su cui s'innesta d'improvviso un dolore lancinante, che lo riporta alla vera realtà. Bollette da pagare, schiaffi, corna a profusione e frustrazioni a non finire. L'urlo metafisico, come quello materiale, non nasce dall'intelletto, è così forte e opportuno da far vivere direttamente e definitivamente l'esperienza del punto in cui nasce il qui e ora. Corriamo verso la legittima conclusione di questo racconto, fin troppo lungo: qualche anno dopo Bugia Nen, colto nella tradizione dei testi sacri e maturo in meditazione, decise di cambiare monastero, perché sentì parlare di Alfa Omega, altro guru di grandissima profondità spirituale, dotato di straordinari poteri supernaturali, ricchissimo, come notate, di aggettivi superlativi. Lui, gli avrebbe finalmente aperto la via per l’illuminazione e la santità. “Prima di accettarti quale discepolo», disse il saggio, “devo mettere alla prova la tua obbedienza. C’e un fiume che scorre a valle, ed è infestato di coccodrilli. Io, voglio che lo guadi”. La fede del discepolo era così grande, che attraversò il corso d’acqua gridando: “Lode alla potenza del mio nuovo Buddha!” Con grande stupore del maestro, Bugia Nen toccò l’altra sponda e tornò indietro illeso, accadimento che convinse il bodhisattva d’essere tanto, tanto, tanto santo; decise così di dare ai devoti una dimostrazione di potenza, che ne incrementasse la fama. Si tuffò nel fiume gridando: «Lode a me! Lode a me!» In un attimo fu afferrato e divorato da sette coccodrilli. Piero Angela, Alberto Angela, Karl Heisenberg ed anche Angela, la mia prima fidanzata, hanno dunque ragione? Zen significa Guido e Monica, ovvero essere soli davanti al mistero? L'incertezza è veramente ineliminabile? Io ho imparato due cose su questa strana coppia, sullo zen e sulla meccanica quantistica. La prima è che molti asini se ne interessano. La seconda è che, fortunatamente, il loro vero senso resterà celato per sempre. Addio Guido e Monica, che Dio vi accolga nei suoi giardini fioriti. |
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