La
nevrosi marziana sta diventando una psicosi. Guido non sopporta più le manie di
Monica, odia i suoi deliri extra terresti, ma non osa contrastarla con
violenza, temendo che lo abbandoni per andare su altro pianeta. Lei è
certa della presenza di vita aliena nel cosmo e nell'appartamento.
E' sempre più intenzionata ad avvicinarla. Legge manuali d’ufologia e materiale
di ricerca sui contatti fra alieni e terrestri. Dorme con il suo
orsacchiotto Pippo, travestito da astronauta e ribattezzato ERRE NAPA 4020.
Alla sera, quando Guido torna a casa dal suo duro lavoro d’inserviente in
ospedale, trova spesso Monica in catalessi, impegnata in esercizi di contatto
con entità aliene. Si dirige sempre in camera da letto, dove lei è sdraiata in
completo relax, con le braccia incrociate sul petto.
La ragazza socchiude gli occhi: "Oh, ciao, Guido... ci sei anche tu su quest’asteroide?" "Ma che dici, sei a casa... non volevo svegliarti, ma ho sempre paura che il training autogeno possa farti male." "Porca mucca, sapessi che viaggio sfavillante! Ho visto cose che voi mortali non vi sognereste nemmeno: la flotta di Vega bruciava al largo dell’oscura nebulosa Testa di Cavallo, attaccata dai traditori con i raggi gamma, ipsilon e teta!!" "Parla pà!" "Le lingue di fuoco si arrampicavano sugli scafi, protendendosi all’oscura immensità." "Immensità?" "In senso d’universo, somaro!" "Ah, scusa, scusa. Arrivo subito..." Guido ha una fame pazzesca e non l'ascolta più. Corre dritto in cucina ai fornelli... mentre lei alza la voce per farsi sentire. "Ormai dai ponti interni il fumo saliva, saliva, saliva…" "Te ne sei accorta che è bruciato l’arrosto?! A proposito di cena, mentre facevi il tuo pisolino nell’iper spazio ho ricevuto due telefonate anonime." "Anonime? E chi era?" "I soliti noti. Il primo sussurrava… Monica, Monica, e respirava forte." "Renato." "Già, e il secondo, respirava meno forte ma mi faceva tremolare la cornetta come un budino. Chi è, uno nuovo?" "Sarà Roby, il figlio del giornalaio è tanto solo, o è Ginco, il nipote del verduriere." "Dispense sugli alieni biondi, minorenni pervertiti e ortaggi, tu a socialità ci vai giù pesante, Cuoca Perfetta! Cosa mangiamo che è tutto bruciato?!" "Non m’interessano più gli arrosti e gli altri uomini, mi sono fidanzata ufficialmente." "Davvero!? Oh Signore, mi togli un peso. E’ chi sarebbe l’infelice?" "Il principe che mi trasse in salvo sulla sua cosmonavetta coupé, d’oro massiccio e kevlar. Perforando l’iperspazio in pochi secondi ci trovammo prossimi a Sigma Orionis. Per ringraziarlo l’ho invitato a cena domani sera." "Ma tu sei in D.I.A.N.A!" "Davvero? Augh, io… indiana, cioè?" "Delirio Individuale da Aggressione Notturna Aliena." "Per essere più preciso?" "Monica, le definirei… turbe allucinatorie della sfera psico-emotiva." "Le turbe da invidia sbavatoria le avrai tu quando lo vedrai." "Insisti?" "E’ deciso, voglio presentarti… Ibrid Pitt Naparasta, nipote dell’imperatore Kamar Tamarro Naparasta." "Napa che? "Rasta." "Pazzesco, un aristocratico del reggae! E che gli fai di cena, minestrone? "Non si formalizza lui, anche perché è convinto che voi terrestri potreste diventare una civiltà intergalattica evoluta per unirvi ai Fratelli della Confederazione." "Adesso alzati che andiamo a mangiare una pizza in Corso Brescia, a Torino, Piemonte, Repubblica Italiana." Monica si siede sul bordo del letto e inizia ad infilarsi le calze, ma ha un sussulto e tende l'orecchio: "Senti, senti…! La senti questa musica lontana, è come uno scampanellio, un ronzio elettronico con l'eco." "Sarà il segnale che sei un po' suonata..." "Certo, senti? E’ il segnale… i goia, i goia, ta cà sangà na… i goia, i goia… non senti niente? "Eh, hai voglia, praticamente quasi niente, cioè … niente." "Sì, sì sono pronta a partire per il lungo viaggio di ritorno a casa, Ibrid, oh Ibrid!..." "Monica, dove vorresti andare? Sei già a casa, stella, tesoro, stai male, hai freddo vuoi una pastina in brodo?" "Zitto, non fare la nonna…" Guido inizia a cercare affannosamente qualcosa nel comò: "Dov'è? Era qui… eccolo, metti su lo scialletto di lana arancione che ti piace tanto." "Merda! Rapananca, igoie, anàna itùtu!" "Cosa cavolo dici, ha studiato nepalese senza avvertirmi?" "Ta ca sangà na itùtu shalòm shalòm…" "Sembrerebbero marziani… ebrei..." Monica fa un segno d’assenso con la testa: "Shalòm, shalòm, sono le dieci tribù perdute d’Israele che non si erano perdute dopo il ritorno dalla deportazione a Babilonia, ma erano volate via con le navette di salvataggio… arrivo, arrivo…" Accenna alcuni passi di danza, come per librarsi verso il cielo. "Sarà un lungo pellegrinaggio stellare verso la città celeste." "Gerusalemme?" "La Nuova Gerusalemme!" Cade in ginocchio e prende a battersi il petto: "Infinocchiati, cioè inginocchiati, sei in presenza del grande Kamar Tamarro Naparasta!!" "Napa che? Ah già, rasta, della famiglia?" "E’ il nonno." "Cosa dice, cosa dice?!" "Che storia commovente, porca mucca, Guido! Io non sono figlia di mio padre!" "Ma che dici, delinquente senza pietà filiale." "Ascolta, che non puoi capire la lingua aliena. Traduco: mentre quello che io credevo papà andava a funghi nei boschi vicino a Canelli, trovò una bimba in mezzo a due faggi. Era davvero strana, imbacuccata in quella tutina spaziale da bebè, col caschetto fucsia. Vicino a lei c’era un respiratore, un orsacchiotto e un biglietto in una lingua sconosciuta: segnetti, trattini, astine, numeri, circolini, triangoli, ondeggiamenti e formule matematiche. Il poveruomo, in crisi con la moglie che avrebbe tanto voluto un bimbo ma era sterile, per farle una sorpresa decise di regalarle la trovatella, cioè io." "Più che trovatella, questa mi sembra una trovata da pazzi." "Sai che il mio papà adottivo era appassionato di astronomia ed astrofisica?" "Se lo dici tu." "Faticò molto a comprendere le formule scritte sul biglietto, ma alla fine decifrò le coordinate celesti, indicanti la provenienza della piccina, cioè io: Vega, nella costellazione della Lyra, una stella bianco-azzurra distante 26 anni luce dalla Terra, il quinto astro visibile in ordine di luminosità. Mi chiamo Akta-barna-piscu-transa-biura-napa-rasta!" "Monica, mi sembra più breve ed elegante." "Ma smettila, cosa vuoi capire tu di nomi alieni. Ascolta il seguito: i miei genitori naturali non potevano allevarmi in quanto evasi dal carcere energetico astrale di massima sicurezza del pianeta Arret, e si apprestavano a riorganizzare la resistenza intergalattica che si opponeva alla Dittatura del Tiranno Ramak Marrano Rapanasta, fratellastro del legittimo imperatore della Via Lattea. Pregavano, chi mi avesse trovata, di trattarmi bene, nell’attesa del loro ritorno sulla Terra, promettendo in cambio grandi favori e un marchesato sulla terza luna di Arret. Il papà della Terra mi amava e certo non pensava alla lontana ricompensa, anche se sapeva che ero la legittima erede al trono del grande Re Tamarro Naparasta, la cui dinastia, prima del colpo di stato, aveva regnato intergalatticamente per un milione d’anni." "Monica, calmati, continuo a crede che tu sia in D.I.A.N.A!" "Delirio Individuale da Aggressione Notturna Aliena?! Ho detto giusto?" "Preciso." "Le turbe di gelosia, da aggressione erotica le avrai tu quando lo vedrai!" "Chi?" "E’ deciso, voglio presentarti… Ibrid Pitt Naparasta, nipote dell’ imperatore Kamar Tamarro Naparasta. Domani sera mi porta fuori a cena. Ci sposeremo e io diventerò la regina! La tua regina: Akta-barna-piscu-transa-biura-napa-rasta! Inchinati!" "Megalomane paranoica!" "Guido, ma... tu mi ami?" “Io per te morirei.” “Lo dici sempre ma non lo fai mai.” “Monica, ti adoro. Ahi! Perché mi hai dato uno schiaffo?” “Quando mi adori sei arrogante, minaccioso ed aggressivo.” “No, è la verità. Io non ho paura di esprimere i miei sentimenti, ahi ahi ahi!” “Tò, anche io riesco ad esprimerli, se non a voce almeno con le mani: non l’avrei mai detto.” |
La Via del Bene Crudele