Monica
è seduta sul divano, in cucina. Indossa solo una canottiera scollata, un paio
di coulotte col pizzo e dei calzini di lana lunghi. Sta facendo manicure,
mentre Guido cucina nel più totale disordine. Si gratta la testa con ferocia
mentre armeggia con le bistecche e pela delle patate. Ogni tanto si mette le dita
nel naso e nelle orecchie. Si gratta i testicoli e il sedere e canta.
“Guido, cosa stai cucinando?” “Bistecche e patate fritte.” “Che palle, sempre la stessa merda.” “Non è vero, ieri ho fatto le bistecche con le patate bollite. E tu, almeno, guardami quando mi parli, invece di continuare a limarti le unghie, così vedi che non ti racconto palle.” “Sì, se la smetti di violentarti la tromba d’Eustachio con il mignolo, che poi le patate sanno di cerume. Porco! Guarda, fa qualcosa! C’è un verme nelle patate!” “Bastardi! Con quello che le ho pagate potevano almeno metterci una farfalla. Oggi è sabato.” “Lo so, e allora?!” “Mentre eri a far compere ho ricevuto due telefonate anonime.” “Anonime? E chi era?” “I soliti. Il primo sussurrava… Monica, Monica, e respirava forte. Il secondo, più che respirare forte mi è proprio venuto nella cornetta.” “Ah, cazzo, si è rotta un’unghia! Non si può uscire sta sera alle nove. Si vede, si vede! Guido, guarda, è vero che si vede? Si vede troppo.” “Hai proprio ragione, si vede troppo, non si può uscire sta sera alle nove.” “No, è meglio uscire a mezza notte che c’è meno luce.” “Come vuoi, ma io sono stanco, alla mezza voglio essere e a letto.” “Va bene, anch’io sono stanca.” “Ma sei hai appena detto che vuoi uscire a mezza notte!” “Appunto, ci metto giusto mezz’ora per andare a letto.” “Al letto, vorrai dire, di chi?” “Di chi mi pare.” “Sì, ma non di un altro, almeno so con chi sei. Ho cambiato idea, esco con te a mezza notte.” “Cicci, lo sapevo che non mi avresti lasciata andare in giro da sola a quell’ora, lo sapevo che mi avresti accompagnata da lui.” “Okay, non t’illudere, ti ci porto ma poi torno subito a casa. Monica, non è che poi insistete eh?! Che mi devo fermare mentre vi baciate e vi toccate e poi mi offrite un whisky liscio, perché faccia finta di non aver visto, come l’ultima volta?!” “Sei geloso, ti da fastidio che io faccio l’amore con un altro?!” “No, mi da fastidio il whisky liscio, lo preferisco col ghiaccio. Dai vieni a tavola, è pronto.” “Io mi siedo, ma a tuo rischio e pericolo. Guido, che schifo, hai messo il parmigiano sulla bistecca!” “Non è parmigiano, è forfora.” “Vorrei fare la cacca sul pane, ti spiace?” “Dopo, adesso mangia la carnina, è buona sai?!” “Sì, ma prima falle uno shampoo! Mucca, non la voglio la carne, sta sera mi sento buddista. Non bisogna mangiare i bovini… la reincarnazione, il karma…” “Monica, non crederai che chi mangia carne rinasca in un animale.” “No, magari si reincarna in un essere mostruoso, dall’aspetto orribile, completamente idiota.” “Alludi?” “No, ma secondo me nella tua vita precedente hai mangiato troppi rinoceronti.” “Fai come vuoi, io ho cucinato la carne e mangio la carne… è proprio buona sta bistecca di rinoceronte, cioè di vitello…” “Dammi una banana” “Ti alzi e te la prendi.” “Guido, lo vedi che non posso camminare adesso, ho lo smalto fresco sulle unghie!” “Perché, cammini con le mani?” “Guido, oggi ho visto un vestitino di Krizia bellissimo, una figata, in saldo, un affare, mi sta benissimo, cosa ne pensi?” “Le patate fritte sono una delle libidini della vita.” “Ma sei pazzo? Le intingi nella Nutella?!” “Anche la Nutella è una libidine, unisco le singole libidini per ottenere una libidine più grande, una libidinona.” “A proposito di libidine, oggi avrei voluto possedere subito quel vestito di Krizia. Costa solo cinquecento e ottomila lire.” “Va bene, te lo compro con i tuoi risparmi; se ti manca qualcosa ti do le ottomila.” “Ho voglia di morire, non mi fai mai un regalo.” “Ma se pago tutto io: affitto, spese, mangiare, luce, acqua, gas, benzina, manutenzione della macchina e manutenzione della tua faccia e del tuo corpo!” “E beh? E’ tutta roba tua.” “Il tuo corpo non direi, da almeno tre mesi.” “Guido, guarda, facciamo una cosa… mi compri il vestito e lo usi anche tu, così siamo pari.” “Smettila, non sono mica un finocchio, e poi con i miei soldi ci vivi anche tu.” “Ci vivo? Agonizzo in due stanze di dolore. Credo che senza il vestito di Krizia sarò costretta a suicidarmi. Poi cambio casa.” “Ti uccidi di nuovo? Almeno vedi di non usare ancora il rasoio elettrico per tagliarti le vene. Chi è a quest’ora?!” “Trilla il telefono, vai a rispondere.” “Pronto…? Pronto! Ah, sei sempre tu!” “Guido, chi è?” “Il solito anonimo che mugola e ansima in siciliano.” “Dai a me … pronto, sono Monica… sì, sì, ma certo… sono a casa, alle nove allora, come vuoi, non c’è problema, ciao.” “Allora esci? Chi era?” “Non glielo chiesto. Che testa.” “Come sarebbe a dire non glielo chiesto?! Esci con uno sconosciuto?” “Non è uno sconosciuto, sono due, ha detto se può portare anche un suo amico che mi regala una scatola di cioccolatini. Oh, minchia, non ho niente da mettermi…” “Cosa vuoi metterti, se tanto te lo devi togliere a casa sua, cioè loro, cioè spiegati meglio!” “Non vado a casa sua, restiamo in macchina.” “Tutti sui sedili davanti o di dietro?” “Porco, cosa dici?! Pensi che sono una puttana? Non ti fidi della tua donna? Solo perché escono con degli amici, credi che devo andarci a letto per forza? Ma smettila di fare il geloso, Guido, il nostro è un rapporto aperto…” “Sì, così aperto che è pieno di spifferi e io c’ho sempre il raffreddore, soprattutto in testa in prossimità delle corna.” “Il fatto è che tu non trovi mai un’amica per uscire di sera.” “Vero. Potrei uscire con la mamma…” “Ecco, io lo dico sempre, la mamma è la migliore amica dell’uomo solo. Guarda, ti piace questa minigonna bianca? Vero che è sexy? Ti arrapo?” “Monica, dai, non uscire, ti faccio l’uovo sbattuto con lo zucchero che ti piace tanto, poi guardiamo la tivù e ti faccio i massaggini alle spalle…” “Ci devo riflettere, è un programma esaltante. Sei troppo possessivo.” “Non è questo, è che devo sapere per il tuo bene, dove sei, con chi sei e cosa fai.” “Okay, ti telefono mentre faccio l’amore, così ti senti meno solo.” “Monica, ho un’idea. Non puoi dirmi no.” “Sentiamo.” “Ti faccio le imitazioni.” “Va bene, fammi Topo Gigio.” “Sì, ecco, Topo Gigio fa più o meno così… ciao bambini, ohi ohi ohi, un bacino sul nasino dal vostro Topo Gigio, ma cosa mi dici mai… vado bene?” “Fai schifo, non sai gongolare come lui. Devi metterti una maglietta corta da marinaretto a righine rosse, tirare fuori il pancino e tenere le braccia conserte dietro la schiena e gongolare arrossendo…. Non così, devi ruotare un po’ il bacino a semi cerchio… no, no e no! Continui a far schifo!” “Mi sento ridicolo.” “Sei molto più ridicolo da normale e come Gigio non sei credibile.” “Monica, ma tu mi ami?” “Sì, tu sei il mio unico, grande, uomo-topino. Cosa cazzo mi metto sulla mini? Questa no, quello no, troppo accollato, la dolce vita fucsia è troppo volgare, la camicetta rossa con i pizzi… sì, la camicetta e sopra il chiodo. Ti piaccio?” “Madonna, sei bellissima, sembri Madonna!” “Non dire cazzate, faccio pietà. Voglio morire, quando mi guardo allo specchio vorrei radermi al suolo: guarda, una ruga in più di ieri. Sono morta, Guido, voglio una cassa bianca con gli interni in raso azzurro e tante orchidee al funerale!” “Sarà fatto.” “Lo specchio si vergogna di me. Non posso uscire in queste condizioni di rapido invecchiamento, e poi la casa fa schifo, è tutto un casino, non hai fatto niente oggi?! Guarda il cesto della roba sporca, ce n’è una montagna, i piatti da lavare, i pavimenti che puzzano, i vetri, le tende, la moquette! Bisogna passare subito il batti tappeto! Non voglio più vivere in questo letamaio!” “Oggi sono andato a lavorare, come facevo a pulire la casa?!” “E ieri? L’altro ieri e l’altro altro ieri?” “Monica, io lavoro tutta la settimana, tu invece…” “Io lunedì ho fatto la spesa e ti ho stirato due cravatte. Faccio sempre tutto io; non sono tranquilla, mi fai sentire in colpa, se la casa è in disordine non posso uscire… non me la sento di andare a divertirmi in queste condizioni…” “Allora mi aiuti a fare pulizia, ce la spassiamo, dai…” “Forse è meglio che esca, chissà cosa penserebbero i miei amici. Però è proprio zozzo, torno fra un mese.” “Hai ragione, fa schifo, esci tranquilla ci penso io, non voglio frustrare la tua libertà. Suonano, a che ora torni?” “Quando cazzo mi pare.” “Okay, ma non più tardi, non farmi stare in pensiero, e mi raccomando non prendere cioccolatini dagli sconosciuti che potrebbero essere infarciti di droga… giurin giuretta?! "Fatti gli LSD tuoi, porca mucca! "Certamente amore, vedrai, la casa sarà uno specchio.” “Vedremo. Intanto sgancia centomila lire, che lunedì ho fatto la spesa.” “Ehm, sì, tieni… mi dai un bacio?” “Certo, topo grasso, sabato prossimo.” |
La Via del Bene Crudele